Cinquant'anni di incontri
In effetti certe cose non cambiamo mai “Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole. C'è forse qual- cosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto.” (Qoelet, 1, 9-10) Così recita l’Ecclesiaste, uno dei cosiddetti libri sapienziali della Bibbia. Si avverte un fondo di rassegnazione, di fron- te all’apparire di un ripetersi senza fine che rende inutile l’iniziativa dell’uomo. Certe cose dunque non cambiano mai, altre però cam- biano. Eccome se cambiano. Pensate alle grandi rivolu- zioni industriali e quanto hanno cambiato il mondo. Oggi siamo arrivati alla 4a in un mondo totalmente cambiato. Un mondo che è definito dall’acronimo VUCA: volatile, incerto, complesso, ambiguo. Di fronte a tutto questo cambiamento cosa fanno gli uo- mini? Molti fanno finta di niente, fanno finta che non ci sia mai nulla di nuovo, nascondono la testa nella sabbia: “occhio non vede, cuore non duole”. Altri si accorgono del nuovo che c’è, e se ne lamentano: “era molto meglio prima!”. Altri ancora, pochi in verità, se ne accorgono e ne sono curiosi. Vogliono implicarsi nel cambiamento, vogliono partecipare. Secondo me Ales- sandro è uno così, gli interessa, non vuole subire, vuole essere protagonista. Vuole che la sua azienda sia in questo cambiamento, perché è un curioso, e anche perché non si perde d’animo: “dai proviamo, e sorride”. Badate bene però, questa è la lezione di Darwin: spesso se non sai cambiare, ti estingui. Questo è vero per gli esseri viventi, ma è vero anche per quegli organismi particolari che sono le aziende. Solo che cambiare è faticoso, cambiare spaventa: “chi la- scia la vecchia strada per la nuova, sa quel che perde, non sa quel che trova”. Nel proverbio il verbo centrale è “per- dere”, nessuno vuole perdere. Quando cambiamo, o siamo costretti a cambiare, ci pare di perdere qualcosa, talvolta ci pare di perderci, di perdere noi stessi. Tradire una storia una memoria. Però non è necessariamente così. In Olivares si stampa, ma non solo. Questa è una chiave importante: si cambia per aggiunta!
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