Cinquant'anni di incontri
Se aggiungo nuove possibilità ho più chanches di non estinguermi: il pesce che impara a respirare fuori dall’ac- qua ha più possibilità, come il mammifero che impara a nuotare e a immergersi nella profondità. Un gioco conti- nuo di adattamento, ma anche di generazione di nuove idee, niove possibilità. Poi la realtà ci dirà quali ci servono di più. Certo nel cambiamento, specie nei cambiamenti impor- tanti, c’è sempre qualcosa di disruptive. Una discontinuità che è faticosa, ci obbliga ad abbandonare i percorsi noti, rassicuranti, per cercare nuove vie e, magari, nuovi mezzi per percorrerle. Questa fatica non può essere tolta. Possiamo decidere di non farla, ma questo ci porterà prima o poi ad un ripiega- mento, un avvitamento regressivo. Se invece l’accettiamo potremo percorrere queste nuove strade, per vedere dove ci portano. Certo ci sono alcuni elementi che ci rendono più accetta- bile la fatica del cambiare. La curiosità ad esempio, l’interesse verso tutto. Non però un interesse astratto, vuoto, ma un interesse pratico: “come sarebbe se…!” Poi ci vuole un’ipotesi positiva, una confidenza sul fatto che la strada sia percorribile e ci porti ad una buona desti- nazione. Mi ha sempre colpito che, in spagnolo la parola per dire la meta del viaggio è “destino”. Poi ci vuole una certa energia, direi un’energia deside- rante. I veri imprenditori, specie se innovativi, ce l’hanno questa energia desiderante. Non è per sempre Afterhours
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